La ragione e la libertà
“La ragione, in tutte le sue imprese, si deve sottomettere alla critica, e non può mettere nessun divieto alla libertà di questa, senza nuocere a se medesima e attirare su di sé un sospetto pregiudizievole. Poiché niente è così importante rispetto all’utile, niente così sacro, che si possa sottrarre a questo esame che scruta e squadra senza rispetto per nessuno. Su questa libertà, anzi, riposa l’esistenza della ragione, che non ha autorità dittatoria, ma la cui sentenza è sempre non altro che l’accordo di liberi cittadini, ciascuno dei quali deve potere formulare i suoi dubbi, e per fino il suo veto, senza impedimenti”.
Immanuel Kant, La disciplina della ragion pura rispetto al suo uso polemico
Ora, come spero si sia capito, non pubblico citazioni a caso. Diversamente potrei pubblicarne a badilate, tanto si trovano in rete. Pertanto vi chiederei, sulla fiducia, di provare a leggere davvero e di cercare di capire (non è scontato: io stesso leggo spesso senza capire, per non dir di quando faccio finta di ascoltare).
……………………………………………………….. (provato?) ……………………………
Bene, posto che voi abbiate pensato (ne dubito) vediamo cosa pensando io posso aiutarvi a pensare voi. Che cosa consegue da questa bella pensata di Kant?
1) Non c’è autorità ultima: Dio è morto e, richiamando Nietzsche, noi ci ridiamo sopra.
2) La verità è faccenda di negoziazione sociale (con tutta la complessità possibile relativa a “sociale” e “negoziazione”, per non parlare dell’istrionico ed erudito “faccenda”)
3) Quanto sopra comporta la libertà come fondamento
4) La libertà non ha alcun fondamento se non nel fatto di porsi come atto che si autofonda (non apro parentesi perché ci vorrebbe un trattato)
5) Per cui non vi è alcuna certezza (compreso il fatto che non si sa bene cosa sia la certezza)
6) Pertanto il senso dell’atto si fa andando e vedendo (come diceva Mogol)
7) Last but not least: sarà stata buona la scelta, dopo.
8) Si scommette sempre
9) Ci serve una scienza della scommessa.
Nove massime mi sembrano un buon numero: consideratelo l’enneagramma dei tempi interessanti. E, come dicono i cinesi, vi auguro che non siano tali. Ma non è così.
Per rilanciare, tuttavia, vorrei fare notare quel “senza rispetto per nessuno” detto da Kant nella citazione di cui sopra. E’ punto grave, perché “rispetto” è per Kant cosa importante. E anche per noi. Ragionare su questa faccenda (ancora) è impossibile nei limiti di un post. Mi limito pertanto a farvi qualche domanda:
1) Chi è o che cosa è ciò che non ha rispetto per nessuno?
2) Secondo il testo ciò (“senza rispetto per nessuno”) appare dissacratorio: in cosa consiste questa negazione del sacro?
3) Chi è questo nessuno? E’ un qualcuno?
4) Ripudiare il qualcuno in quel “nessuno” significa rinnegare il rispetto?
5) Siamo certi che vi sia qualcosa oltre (più alto, più sacro) del rispetto?
6) Potrebbe, questo qualche cosa che eccede il rispetto, essere la libertà?
7) Di chi? Mia o tua o nostra o loro?
8) E cosa regola, se la regola, questa libertà?
9) Oppure, al fondo di tutto c’è la violenza, l’imposizione (per chi sa di cosa stiamo parlando, in tedesco, Gewalt) ?