Persuadere e risolvere problemi, nella tradizione che si rifà a Palo Alto, Gregory Bateson e Paul Watzlawick. Anche in questo caso sono uno dei primi – mi sono formato al Mental Research Institute e al CTS di Arezzo con Giorgio Nardone. Per saperne di più vai aPsicologia Strategica, nella sezione Strumenti e tecniche.
Non sto parlando di filosofia né di religione. Ma di un fatto molto semplice: non vedi mai un cubo tutto intero e non conosci mai una persona completamente. Manca sempre un pezzo. E in questo gioco sta il senso della relazione. Così come la possibilità di effettuare cambiamento (v. Change management), sviluppo, formazione… e tutto il resto.
Anche in questo caso, così come con il tao, non sono buddista, ma credo che ci sia molto da prendere (anche al di là dellameditazione). Il buddismo mi ha insegnato a vedere le cose in modo più ottimista e ad avere fiducia in ciò che non si governa… che è quanto credo si debba fare anche con il change management.
Non sono propriamente taoista ma credo che il confronto con il pensiero cinese ci possa dare molto (anche al di là dei classicistratagemmi di Sun Tzu). In particolare il taoismo tempera la logica della decisione con un’attenzione all’evolversi delle cose molto coerente con la consulenza di processo. E ci aiuta a vedere il problem solving non tanto come un tiro al bersaglio, quanto come un procedere, un avanzamento.
Senza apertura c’è chiusura e non ci si muove più. Come dicono i seguaci del tao, ci vuole sempre anche un poco del contrario (un po’ di nero nel bianco, un po’ di jin nello yang). Ma senza apertura neanche vi è gioco, o cambiamento (v. change management).
E’ forse la qualità più esclusiva dell’essere umano: solo noi possiamo osservare i nostri pensieri, emozioni e sensazioni (e osservarci mentre li osserviamo…). Per me la riflessione è una componente essenziale sia delle Pratiche Filosofiche che dell’Intelligenza Empatico Sociale, ma non si può fare senza gioco.
Diceva Gregory Bateson che non esistono qualità psicologiche individuali ma modalità di relazione. E’ quanto afferma anche l’Intelligenza Empatico Sociale. Per essere una volta tanto filosofi (v. Pratiche Filosofiche), credo che il primum non sia l’oggetto o il soggetto, ma la relazione. Inoltre la relazione non si dà senza apertura, gioco e trascendenza.
L’arte non è un giochetto divertente, è un modo di comprendere la realtà e anzi di profetizzarla. Sono sempre stato un poco artista (con la scrittura per esempio) e credo che la creatività (v. Creatività e narrazione) sia essenziale in ogni cosa. Per questo credo che introdurre arte e gioco nelle organizzazioni e nel coaching sia una cosa importante. E mi prodigo per farlo.
Ho sempre scritto (poesie, romanzi, saggi, ricerche)… e per me la scrittura è fonte di riflessione e di creatività (Creatività e narrazione). Forse perché costringe a pensare diversamente, a chiarire e mettere sulla carta, in una parola a decidere. Inoltre credo che proprio per questo, sia un modo per mettersi radicalmente in relazione.
Adoro la logica e adoro modellizzare con la logica quanto logico non è, così come lasciare che la logica venga sollecitata da quanto non le è congruo… insomma, secondo una logica (?) molto taoista (v. tao), amo la commistione degli opposti e i paradossi. Ma la logica della vita e della relazione è paradossale…
Non è solo giocare, ma anche scarto, margine, trascendenza, indecidibilità… il gioco è dunque l’essenza della riflessione, perché se tutto è già deciso allora non c’è spazio per vedere altro o da altri punti di vista… e senza gioco non c’è neppure, pertanto, change (management).
Stupito? Credo che ne serva sempre. Non sono affatto religioso – in senso stretto o tradizionale - ma credo che avere senso dellatrascendenza, dell’apertura e del gioco, a tutti i livelli della vita, corrisponda alla saggezza. Che del resto è utile tanto al problem solving quanto al change management (per non parlare della formazione, del coaching… )
Bisogna farla vero? Ma come? Cosa è necessario per realizzarla? Di certo uscire dagli schemi, quindi capacità di problem solving, ma anche gioco e riflessione. Innovare è una delle mie parole chiave, per il semplice motivo che a ripetere mi annoio e soprattutto mi piace conoscere e dare senso (l’innovazione non è solo di prodotto o di processo, ma anche strategica e organizzativa).
Non sono quelli scritti sulla carta aziendale o dichiarati con manifesta passione. Sono ciò che ci sta a cuore davvero, ovvero ciò che suscita le nostre emozioni e quindi ci fa muovere. A volte persone e organizzazioni non ne sono coscienti, a volte ne hanno di contradditori… e per questo ci vuole riflessione.
In genere è quanto c’è da trovare o da dare. Sia che si tratti di persone o di organizzazioni. Volendo si può ridurre tutto a questo: ma come si fa a trovare o dare senso? La risposta sta in tutte le cose che faccio e propongo, ma forse si può cominciare dai valori.
Se in primis viene la relazione, allora l’evoluzione delle cose non si fa a colpi di “lo so io come si fa”. Bisogna agevolare i processi, come sanno i seguaci del tao e del buddismo. E per quanto a volte mi capiti di “sapere”, cerco sempre di stare dentro a un processo in cui ci sono io, ma soprattutto anche tu – con tutta la tua trascendenza.
Chissà perché crediamo che risolvere problemi sia come trovare soluzioni (una sola) a indovinelli. In realtà il problem solving è vivere, e lo si può vedere anche come simile al procedere in una foresta o al costruire una città. Voglio dire con questo che non c’è solo il tiro al bersaglio (che faccio con la Psicologia Strategica), ma anche l’andare a zonzo ed esplorare cercando l’apertura mediante il problem building e il problem finding (Pratiche Filosofiche), e che le soluzioni aprono nuovi problemi che portano a nuove soluzioni e così via…
Il cambiamento avviene o lo si gestisce? Qui sta credo una parte della questione: non credo si possa “gestire” a meno che non pensiamo a una gestione che comporti gioco e creatività (Creatività e narrazione), riflessione e apertura. In sintesi intendo dire che il cambiamento non si fa solo con la pianificazione ma soprattutto con la consulenza di processo.
Ho fatto un lungo training psicoanalitico lacaniano e mi sono laureato con una tesi su Jacques Lacan. Per me più che una tecnica è unaforma mentis: mi ha insegnato che noi siamo fatti di storie che stanno dentro storie (vedi Creatività e narrazione) che stanno dentro storie... che esiste il corpo e il desiderio – che non è affatto il semplice volere qualcosa. E che c’è sempre qualcosa che non torna, se si vuole della trascendenza. Per saperne di più vai a Psicoanalisi nella sezione Strumenti e tecniche.
Sembrerà strano a qualcuno, forse, ma sono tanto mentale quanto corporeo (tanto analogico quanto digitale, tanto creativo quanto dedito alla logica…). Ho fatto free climbing, volley, taj chi chuan, danza, teatrodanza e contact dance… Credo che il movimento sia essenziale all’umano, e anche all’intelligenza, come ho riscoperto, dopo la psicomotricità relazionale, con l’Intelligenza Empatico Sociale. Per saperne di più vai a Arti del movimento nella sezione Strumenti e tecniche.
Così come per la comunicazione, me ne occupo da sempre. Ho scritto romanzi e creato spot, slogan, inventato “storie” aziendali e così via. Credo – con il conforto di molti - che siano ambedue dimensioni essenziali e indispensabili per qualsiasi attività umana, comprese quelle organizzative. Per saperne di più vai sia a Tao B (la società con cui faccio comunicazione), sia a Narrazione e story telling e Pensiero creativo, nella sezione Strumenti e tecniche.
Prospettiva di ricerca apertasi nel 2009 sui mattoni fondamentali della relazione e di ogni forma di apprendimento. E’ l’acceleratore di qualsiasi competenza. Anche qui sono un pioniere – a livello mondiale, anche perché la scoperta scientifica di base (i neuroni specchio) è stata fatta in Italia - e ho scritto un libro sull’argomento (v. Pubblicazioni in Opere). Per saperne di più vai a Intelligenza Empatico Sociale, nella sezione Strumenti e tecniche.
In sintesi: usare il pensiero per vivere e agire meglio. Nelle organizzazioni sono una cosa abbastanza nuova per l’Italia. Io sono un pioniere al riguardo e ho scritto un libro sull’argomento (v. Pubblicazioni in Opere). Per saperne di più vai a Pratiche Filosofiche, nella sezione Strumenti e tecniche.
Mi occupo di comunicazione da sempre e credo che la comunicazione sia il mio focus, la mia mission, il mio destino. Intesa in senso molto ampio: ho fatto il copywriter e il giornalista, ho scritto romanzi (v. opere letterarie), ho dato servizi e consulenza di comunicazione d’impresa, interna, esterna, organizzativa e (attività che svolgo ora con Tao B).
Svolgo attività di coaching e life coaching con gli stessi strumenti con cui faccio formazione. Benché sia laureato in filosofia, ho una buona formazione psicologica e ho svolto percorsi di ricerca personale su più di una disciplina – dalla psicomotricità relazionale allo psicodramma. Mi piace aiutare le persone e adotto un approccio maieutico.
Utilizzo prevalentemente le Pratiche Filosofiche, la Psicologia Strategica e l’Intelligenza Empatico Sociale (IES) – su cui sono formato e specialista – oltre a una serie di strumenti che vanno dalla meditazione al teatro. Faccio solo cose che conosco bene, faccio ricerca, sviluppo novità e mi occupo quasi esclusivamente di soft skills.
E’ quello che faccio, oltre al (life) coaching e alla comunicazione, che però dal mio punto di vista si inseriscono a pieno titolo nello stesso soggetto: perché come dimostra l’Intelligenza EmpaticoSociale, non siamo un io, ma un noi. Insomma, siamo sempre organizzati e in rete con altri.
Se ne fa un gran parlare e spesso non lo si definisce. Spesso si parla di innovazione disruptive (come per esempio Airbnb) e non si parla di miglioramenti incrementali o adattivi – più frequenti e meno rischiosi. La verità è che oggi in Italia c’è un gran bisogno di digitalizzazione – e non parlo di […]
Nei sistemi sociali e organizzativi non abbiamo più bisogno di nuovi modelli ma di modelli che modellizzino il formarsi dei modelli.
Molto interessante: anche perché è ciò di cui mi occupo! Le soft skills che tutti cercano (e pochi educano)