Con rimando ai precedenti post che si trovano sotto l’etichetta “25 sfide per il management di domani“, la sfida per il management di domani numero 9 è:


Reinventare il processo di formulazione della strategia come processo in divenire. In un mondo turbolento la formulazione delle strategie deve riflettere i principi biologici della varietà, della selezione e della conservazione.

Avete presente i piani quinquennali dell’Unione Sovietica? Non funzionavano, a differenza di quello che fanno oggi con grande abilità i cinesi, perché supponevano il completo controllo del processo. In un mondo turbolento come un tornado nel Golfo del Messico, la previsione è difficile, per non dire impossibile, e la pianificazione a lungo termine ha poco valore. Tutto accade come in Alice dietro lo Specchio, dove Lewis Carrol a un certo punto ci descrive una sorprendente partita di golf: le mazze sono fenicotteri e le palline porcospini arrotolati su se stessi. La peculiarità del gioco consiste nel fatto che i fenicotteri si muovono in mano ai giocatori, così come i porcospini, a loro volta, si srotolano e se ne vanno a zonzo per il prato. Ora, lungi dall’essere solo un divertissement, questa strana modalità di giocare a golf è stata pensata da Lewis Carrol, che era un logico, un matematico e un teorico dei sistemi di segni, per darci un’idea del mondo, e rappresenta benissimo il nostro. Sappiamo tutti, infatti, che oggi il mondo si muove, l’innovazione deflagra, la complessità cresce con curve esponenziali in ogni settore…. Insomma, il mondo prevedibile della meccanica è ormai tramontato ed è sorto un nuovo mondo che trova le sue metafore nei sistemi biologici e sociali, in sistemi caotici come l’atmosfera terrestre o addirittura nell’arte e nella creatività del gioco. Come dice John Kotter, forse il più osannato guru mondiale in materia di cambiamento organizzativo, nella nuova economia “è indispensabile saper inventare non solo nuove linee di prodotto, ma nuovi business e anche nuovi modelli economici e di organizzazione. Questo richiede una leadership che sappia mobilitare risorse intellettuali, fisiche e anche emozionali dentro l’azienda.”  E dunque se, per usare il titolo di un fortunato libro di Kotter, Il nostro iceberg si sta sciogliendo, che cos’ha fatto finora la comunità di pinguini che vi abita sopra per raccogliere la sfida e risolvere i problemi posti da nuovo ordine delle cose che si sta prospettando? Se la riposta è “pianificare”, allora proprio non ci siamo: non avete capito che avete a che fare con fenicotteri e porcospini! Oggi  i processi gestionali che cercano di pervenire alla «strategia migliore» attraverso metodi analitici di tipo top-down devono lasciare il posto a modelli basati sui principi biologici della varietà (generare numerose opzioni), della selezione (ricorrere a esperimenti a basso costo per sottoporre rapidamente a verifica le ipotesi cruciali) e ritenzione (riversare risorse nelle strategie che hanno maggiore presa nel mercato). Stop making strategy! In futuro, la dirigenza non formulerà la strategia, ma si impegnerà a creare le condizioni nelle quali le nuove strategie possano emergere ed evolvere. Insomma, per rimanere in tema di sistemi complessi, si occuperà dei vincoli, non del governo delle qualità emergenti. Ovvero, non di strategia, ma di metastrategia. 

Per maggiori informazioni vedi www.managementlab.com e “Le grandi sfide per il management del XXI secolo del XXI secolo” in Oltre la crisi, Piccola Biblioteca del Sole 24 Ore N. 19/2009, Il Sole 24 Ore.