“A una bambina di dieci anni, naturalmente, non era facile spiegare la teoria che stava alla base di una simile contrapposizione. Lei non capiva nemmeno la differenza tra rivoluzione e pace. Le sembrava solo che la rivoluzione fosse un modo di pensare appuntito, e che invece la pace avesse una forma arrotondata. I due modi di pensare, infatti, avevano forma e colore. E come la luna, diventavano pieni e calavano. Quella, più o meno, era l’idea che si era fatta sulla differenza tra pace e rivoluzione”.

 Sono parole di Murakami (1Q84, pp 648/9) ed esprimono benissimo quello che ho inteso con altro post sul concetto di intuizione. Non è una facoltà misteriosa, ma una facoltà antica (sia in senso filogenetico che ontogenetico) e orientata a “farsi un’idea” prima di avere padroneggiato (come crediamo di sapere fare) il concetto. In realtà tutti i nostri concetti sono un miscuglio di queste “intuizioni” e altri elementi (forse, non sono sicuro che vi sia altro) e come il brano esprime bene, siamo qui nel dominio della metafora, per lo meno nel senso in cui la intende Lakoff, al cui proposito e in particolare al suo libro “Da dove viene la matematica. Come la mente embodied dà origine alla matematica” (2005) vi posso rimandare a questo bel post di Mario Esposito. Che è un’ulteriore conferma di quanto penso e ripenso da un po’: così come ci dicono molti studi sull’empatia (su cui ho scritto qualche cosa, tra cui una parte di un libro, per maggiori informazioni potete andare qui) tutto si basa sul movimento.