“Solo la noia permette di godere del presente, ma tutti hanno l’obiettivo opposto: per divertirsi gli occidentali evadono attraverso la televisione, il cinema, internet, il telefono, i videogiochi, o una semplice rivista. Fanno le cose ma non ci sono mai con la testa, vivono per procura, come fosse un disonore accontentarsi di respirare qui e ora.”

Frédéric Beigbeder, 999 Francs

Che fa il paio con:

“Tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restarsene tranquilli in una stanza.”

Blaise Pascal, Pensieri

Io sono molto d’accordo: i momenti migliori sono quelli in cui si sospende la necessità ossessiva di produrre, e ci si consegna all’inutilità. Che scandalizza: provate a rispondere “niente, mi lascio vivere” a chi vi domanda “cosa fai di bello nella vita”? E questo mi fa venire in mente un altra cosa: l’ailanto di Chuang Tzu (meno noto del cuoco), di cui il noto saggio taoista tesse le lodi dicendo che poiché non dà frutti e il suo legno non arde bene, siccome è dunque del tutto inutile, cresce prospero e ci può dare di che riposare sotto la sua fresca ombra.

Ho sempre desiderato essere un ailanto.

Ma allora che fare? Per proseguire con le parole di Beigbeder (sempre tratte da 99 Francs, un romanzo che consiglio di leggere), dato che “l’uomo continua a fuggire la propria angoscia con il divertimento (…) come fuggire il divertimento? Affrontando l’angoscia.”
Niente di nuovo, per carità, lo diceva anche Heidegger. Ma proviamo a farlo: non è come dirlo.