Nachtraglich
“Dal punto di vista della storia mondiale, la guerra del Peloponneso ebbe luogo affinché Tucidide potesse scrivere un libro su di essa”. E’ una frase molto hegeliana, quasi caricaturale, che si permette Zizek, a scopo didattico, nel suo bellissimo e già più volte da me citato (vedi tag Zizek) Vivere alla fine dei tempi, libro a mio avviso intrigante quanto irrisolto, un poco come L’uomo senza qualità, che adoro da sempre, più o meno da quando ho vent’anni. Ma tralasciando queste idiosincrasie autobiografiche, mi chiedo e ti chiedo: cosa estrarre dalla citazione di cui sopra, che non ho messo a caso (immaginerai, spero, mio ipocrita lettore, come direbbe Baudelaire)? Che il senso si costruisce posteriormente, ovvero, in inglese, mediante feedback retroattivo, oppure, in tedesco, in modo nachtraglich (termine chiave, secondo Lacan, in Freud). Il che significa, detta in soldoni, che non saprai mai se sarà stato vero amore finché non ci avrai provato. E solo dopo sarà stato vero. In altri termini, il senso di questa frase, di questa che sto scrivendo all’uopo e tu in questo momento stai leggendo, lo potrai sapere solo ora. Che questo movimento si manifesti precipuamente nel linguaggio, e in particolare nel suo coté performativo (ovvero nel fatto che ogni proferimento è un’azione, anche e soprattutto), è una delle questioni che mi piace mantenere vive e indagare, perché mai finiscono di dare frutti.