“Avere opinioni adeguate (epieikos doxazein) su ciò che è utile è più importante di avere scienza esatta (akribos epistasthai) su ciò che è inutile.” (Hel. § 5) E’ un detto accreditato a Isocrate (l’orazione da cui è tratto è Elena), che fu un avversario di Platone, con il grande merito di focalizzare il proprio filosofare su quanto utile da un punto di vista pratico, ovvero, secondo lui, sull’opinione (doxa) – in contrasto con la sedicente episteme (scienza certa) di Platone. Ora, se è vero che per noi oggi di certezze non se ne parla più, e dunque il modello matematico e geometrico di certezza proprio del platonismo non è più modello del sapere, resta che, secondo quanto dice Isocrate, siccome il criterio è l’utile (con modalità non distanti dal pragmatismo di Dewey e compagnia), allora si pone il problema: come stabiliamo cosa è utile e cosa è inutile? Secondo quali criteri? E utile o inutile per chi o per cosa? Il che ci rimanda, d’accordo con Isocrate, a una questione che è fin da subito eminentemente politica