“I significati devono essere costantamente riletti e ricompresi.”

Heinrich Zimmer, Il re e il cadavere, pag. 16

Heinrich Zimmer, un grande studioso di cultura indiana molto amato dall’insigne mitografo John Campbell, ci parla nel suo postumo “Il re e il cadavere” della relazione tra il dilettantismo, la generatività propria dei simboli e la necessità del rinnovamento continuo. “La caratteristica del dilettante infatti” scrive Zimmer “ sta nel dilettarsi della natura sempre preliminare della sua comprensione, che non raggiungerà mai il suo culmine. Ma è proprio questo, in definitiva, l’unico atteggiamento corretto di fronte alle figure che ci sono giunte dal passato più lontano”, continua lo studioso alludendo ai capolavori della grande narrativa universale, da Omero alle fiabe della tradizione popolare. “Sono loro”, prosegue, “gli eterni oracoli della vita. Devono essere interrogati e consultati daccapo a ogni epoca, e ogni epoca li avvicina col suo tipo di ignoranza e di comprensione, la sua serie di problematiche, le sue imprescindibili domande. Poiché le trame della vita che noi del nostro tempo dobbiamo tessere non sono quelle di nesuna altra epoca, i fili da intrecciare e i nodi da sciogliere sono molto diversi da quelli del passato. Le risposte già date, perciò, non ci possono servire. Le potenze devono essere riconsultate direttamente – di nuovo, e poi di nuovo ancora. Il nostro compito principale sta nell’apprendere non tanto quanto si dice esse abbiano detto, quanto il modo di avvicinarci a loro, il modo di evocare da loro nuove parole, e poi capirle.Di fronte a un simile compito, dobbiamo restare tutti dilettanti, che ci piaccia o no”.

Quello che voglio proporre è di pensare non solo le “figure che ci sono giunte dal passato più lontano” come tali “oracoli” da consultare e riconsultare sempre, ma di considerare così, quali inesauribili generatori di significati, anche i concetti o le idee (tralascio la disquisizione teoretica sulla differenza tra i due). Mi rendo conto che ciò implica da una parte equiparare, per scendere al particolare, il concetto di “giustizia” all’omonimo arcano maggiore dei tarocchi e, dall’altra, generalizzando, avvicinare molto, o addirittura sovrapporre nozioni tra loro distanti come quella di concetto e quella di simbolo (da intendersi qui nella sua accezione junghiana, romantica, ermeneutica, come tesoro inesauribile di un sovrappiù di senso mai del tutto espresso). E mi rendo conto che questa equivalenza è molto arrischiata. Tuttavia, evitando per ora di addentrarsi in analisi teoriche, l’esperienza del sempre nuovo riscoprire un concetto, di ritrovarlo rivestito di nuovi panni, di riscoprirlo ogni volta uguale e insieme diverso a partire dal tipo di interrogazione che gli poniamo, è un’esperienza comune nelle pratiche filosofiche. Anzi è forse l’esperienza più tipica di queste pratiche. In ciò tra l’altro è racchiuso uno dei sensi del titolo di questo blog: Vita Nova.