Socrate, diglielo a Berlusconi
Non ho mai manifestato qui idee politiche di schieramento schierato, ma forse chissà, dati i recenti avvenimenti (digitate su Google il mio nome insieme alla parola “Buccinasco”) ora mi sento più libero. Non farò mai polemiche di bassa lega, e tuttavia mi viene da dedicare o meglio destinare questo post a Berlusconi. Non solo per metterlo in croce, anzi, soprattutto direi, come controparte: mi piacerebbe sapere cosa potrebbe rispondermi. Seriamente. Fate conto che si parli a lui:
“Caro amico, tu sei Ateniese, cittadino della più grande e rinomata, per la sua scienza e la sua potenza, tra tutte le città, eppure non arrossisci nel riservare le tue cure alle tue ricchezze, per continuare ad accrescerle il più possibile, insieme alla tua reputazione e agli onori; e invece della tua ragione, della verità e della tua anima, che dovremmo di continuo migliorare, tu non ti curi e neppure ti dai pensiero.”
Lo dice Socrate, nell’Apologia (che ricordo al mio destinatario è uno scritto di Platone, per cui Socrate è di fatto un suo personaggio), e lo dice quando sta per essere condannato a morte, rievocando la vita che ha fatto e ciò in cui crede. Faceva così, ovvero faceva il tafano, punzecchiava e ricordava a tutti quella cosa lì. Ora sollevando Berlusconi dall’appello, lo faccio a te: ci pensi? O dedichi tutto il tuo tempo e le tue energie a quelle cose là? E scusa la brutalità, ma lo sai che, come dicevano i nostri nonni, le tombe non hanno tasche?