La Disputatio si ispira a una pratica filosofica medioevale, simile a un duello, in cui i due contendenti si affrontavano su una tesi, cercando di dimostrare la verità delle proprie posizioni e la fallacia di quelle dell’avversario. In generale la Disputatio non può essere considerata una pratica filosofica a sé stante, giacché è quasi sempre utilizzata come momento all’interno di altri processi, eccezion fatta per il caso in cui venga utilizzata di fronte a un pubblico, ovvero un gruppo ai cui partecipanti venga demandato l’onere della riflessione individuale. Più tipicamente viene utilizzata come momento, abbastanza provocatorio e spettacolare, cui segue solitamente un lavoro di riflessione collettivo, sia esso un semplice dibattito o una Comunità di Ricerca.

 

Come si svolge

Si enuncia un tesi (per esempio: “la carta dei valori aziendali non ha mai efficacia pratica”) e si assegnano le parti ai contendenti: uno la difende, l’altro la nega. I contendenti argomentano rispettando un’equa ripartizione dei tempi. Spesso si applica l’espediente di scambiare i ruoli, per cui ciascun contendente si ritrova a difendere la tesi dell’altro.

 

Cosa accade

A differenza di tutte le altre pratiche filosofiche, la Disputatio prevede e organizza il conflitto, e solo quello. Per quanto si debba rispettare coerenza logica e argomentativa, motivo per cui sono esclusi gli attacchi meramente personali, vi è largo spazio per la crudeltà intellettuale, la polemica, l’aggressività, l’espediente retorico. È quindi una pratica utile per evidenziare gli argomenti a favore o contro una certa tesi, ma priva di effetti sulla buona gestione delle relazioni e soprattutto sulla comprensione dell’alterità. Tuttavia, soprattutto quando si applica lo scambio dei ruoli, può essere utile per confinare il dibattito intellettuale e il pensiero critico e argomentativo di stampo confutatorio a un momento a sé stante, proprio per rimarcarne la specificità e la limitatezza.