• Soft skills tutte insieme. La formazione è ancora fordista: suddivide, standardizza e analizza. In realtà il processo di apprendimento è diverso: olistico , individuale e complesso. Di qui l’idea di mettere in atto processi  in cui lo sviluppo delle soft skills avviene a partire da problemi reali, mediante confronto tra persone e presidio dei processi di sviluppo e auto sviluppo (dei processi più che dei contenuti). In pratica quello che propongo sono percorsi ad hoc per sviluppare in modo operativo, pratico e situato le soft skills tutte insieme: più profondità, più sviluppo delle persone, più velocità, più sollecitazione motivazionale e maggiori risultati con minor investimento. Certo ci vuole un metodo: il modello strategico sembra fatto apposta.
  • Affinare l’empatia L’empatia è una competenza chiave e secondo centinaia di studi di varia natura pare sia una vera e propria metacompetenza: senza empatia non si fa nulla e con l’empatia si migliorano un sacco di cose (tutte le soft skills e pure altre cose quali per esempio l’intuizione, la visione della complessità, la capacità di previsione). Di qui la proposta di svilupparla con un training specifico e innovativo che comprende tra le altre cose mindfulness, arte e gruppi di lavoro silenziosi.
  • Complex problem solving Una formazione che mette in atto tecniche di problem solving creative e sistemiche (il modello principale deriva dalla psicologia strategica) con una corretta contestualizzazione della complessità (di cui tutti parlano ma di solito in modo abbastanza inconcludente: io ci ho scritto un manuale). Utilizza tra le altre cose modelli analogici, retroazione dal futuro, logiche non ordinarie, empatia. Ricordo che secondo il World Economic Forum è una delle competenze più importanti per i prossimi dieci anni.
  • Pensiero critico Anche questa secondo il World Economic Forum è una delle competenze più importanti per i prossimi dieci anni. Indispensabile alle aziende che vogliono stare sulla cresta dell’onda, si realizza con strumentazione filosofica, logica e tecniche di problem solving evoluto.
  • Intelligenza emotiva Dichiaro che me ne occupo perché molti si riferiscono a questo nome: oltre ad avere svolto un training specifico con agenti certificati del “marchio” inventato da Goleman, tutte le cose che faccio – o almeno gran parte – ruotano intorno allo sviluppo di una buona gestione emozionale. E mi permetto di dire che rispetto all’Intellligenza Emotiva sono andato un passo più in là, perché ho protocolli per il management delle emozioni (psicologia strategica).
  • Migliori relazioni Anche questo è un elemento chiave di qualsiasi performance organizzativa: il training che propongo si avvale di strumenti e tecniche specifici tratti dal mio bagaglio quali le pratiche filosofiche, la psicologia strategica e lo sviluppo dell’empatia.
  • Più saggezza Se le persone applicassero a sé e agli altri e alla vita alcune semplici regolette le cose andrebbero meglio per tutti: il corso offre con un taglio più formativo a quanto presentato in Sulla strada della saggezza nella sezione Coaching and Counseling.
  • Apprendere ad apprendere Anche questa è una metacompetenza fondamentale, senza di essa apprendere è difficile, specialmente in logiche di self service, auto sviluppo, social learning. Di qui la proposta di svilupparla con un trainig specifico.
  • Pensiamoci su per bene Sembra un titolo un po’ ridicolo ma in realtà approfondire, mettere ordine nei pensieri e nei concetti, fare setting del problema o della questione, classificare e dare priorità, commisurare mezzi e fini non è roba da poco – diciamo che è lo stadio oltre la mappa mentale.  Ed é quanto si può fare con le pratiche filosofiche.
  • Metatools Le pratiche filosofiche come accompagnamento dei processi formativi e di cambiamento. Strumenti e tecniche delle pratiche filosofiche sono per eccellenza processi di riflessione. Possono essere insegnati per avere format e sistemi di controllo, monitoraggio, attenzione e supervisione di altri processi, siano essi di formazione come pure di cambiamento, produzione e decisione.
  • Problem solving il corso offre con un taglio più formativo a quanto presentato in Problem solving evoluto nella sezione Consulenza.
  • Comunicazione efficace e persuasoria La stragrande maggioranza dei corsi di formazione sul tema non presenta processi stringenti, ma una serie di principi. Il mio modello invece trasferisce le competenze per sapere come procedere in ogni situazione per raggiungere lo scopo voluto, mediante una serie di passi e di fasi ben definiti e ingegnerizzati.
  • Il capo coach il corso offre con un taglio più formativo a quanto presentato in Il mio coaching nella sezione Coaching and counseling. Anche in questo caso si tratta di costruire competenze di coaching per chi deve gestire persone.
  • Dialogo Per me si dovrebbe risolvere nella comunicazione efficace, ma resta che la maggior parte delle persone non sa dialogare. Il punto è che ci sono modelli di processo utili a rendere le persone più capaci di dialogare. Io ne ho diversi e si possono mixare insieme per una formazione mirata allo scopo.
  • L’arte di fare domande Anche questa è una competenza chiave e a mio parere anche una metacompetenza: se non sai fare domande non combini molto e se invece le sai fare bene , hai una marcia in più. E’ curioso come non si faccia formazione sul tema, si lascia la questione all’arbitrio e all’inventiva individuale. Ma ci sono tools, tipologie, metodi e processi che consentono di sapere come fare la domanda giusta al momento giusto, in funzione dello scopo che si vuole raggiungere.
  • Philosophical tools Il pensiero filosofico a prodotto innumerevoli strumenti per pensare e spesso le persone parlano di una propria “filosofia”. Il training proposto offre la descrizione e la messa in opera pratica di alcuni tra i più noti e importanti tools filosofici – che non servono solo a fare filosofia ma in generale a migliorare i processi di pensiero, modellizzazione e decisione; e asviluppare la competenza del futuro più importante secondo il World Economic Forum del 2017: il pensiero critico.
  • 10 concetti chiave fondamentali per manager Dice Gary Hamel che i manager dovrebbero conoscere meglio l’antropologia, la sociologia, la teologia, la filosofia e altre scienze umane… Ho riassunto il tutto in 10 concetti chiave tra cui per esempio: sistema complesso, retroazione, ricerca intervento, catastrofe, costrutto…. L’elenco può variare in funzione dei bisogni aziendali e il corso (è un corso abbastanza top down questo) comporta esempi pratici di tipo organizzativo.
  • Leadership nella complessità  Le competenze del leader nel mondo VUCA. Non solo e non più comando e controllo, ma anche e soprattutto facilito e abilito. Il corso offre con un taglio più formativo quanto presentato in Open leadership nella sezione Tra consulenza e formazione. 
  • Mentorship Come si fa a essere un buon mentor? Vi sono tecniche e prassi? La risposta è si, e sono modellizzabili e insegnabili: il corso offre con un taglio più formativo a quanto presentato in You mentor, you coach nella sezione Coaching and Counseling.
  • Comunicazione: i fondamentali Si parla sempre di comunicazione e sappiamo che è un po’ come il sistema nervoso di un’organizzazione. Ma conosciamo i concetti fondamentali per comprendere il fenomeno? Per la maggior parte delle persone non è così e credo sia importante avere almeno le basi. Il corso comprende sia la comunicazione generalmente intesa che quella interpersonale.
  • Creative Accelerator Lab La creatività è importantissima per formulare le soluzioni, e per cui è indispensabile. Può essere stimolata? Si e non solo: è possibile insegnare tecniche che sollecitano e favoriscono la produzione di idee e soluzioni nuove e diverse. La mia proposta comprende almeno 10 diversi strumenti, processi e metodi per organizzare la creatività.
  • Stare bene con sé stessi Più benessere individuale con tecniche corporee e di meditazione e altro. Esattamente come per la salute fisica, la salute mentale dipende in gran parte da pochi comportamenti facilmente applicabili. E migliora anche quella fisica.
  • Identità come leva del valore Il why di un’azienda, insieme al suo purpose, è la vera chiave del valore che porta al mercato. Per riflettere e definire al meglio la propria identità e i driver competitivi che ne derivano ho una serie di strumenti (prevalentemente canvas, e qualche metodo proiettivo, come le costellazioni manageriali) che possono essere usati autonomamente una volta che si è imparato ad usarli.
  • Corporate identity: come diffonderla e incarnarla Non basta avere un identità: è ncessario consolidarla e incarnarla, indossarla e farla fruttare, e per farlo bisogna comunicarla. Il corso ha una andamento meno “tecnico” di quanto si trova in giro di solito e si fonda più che altro sulla comprensione dei principi, delle leve e del come e perchè la corporate identity sia una leva del valore.
  • I valori come leva del business Nello strato immediatamente sottostante all’identità troviamo i valori. I valori non sono cose che si dichiarano, ma le cose che ci stanno a cuore. Vanno pertanto identificati, installati nel cuore delle perosne, incarnati, diffusi e comunicati. Così generano profitti, diversamente… perdite.
  • Story telling Se parla tanto ma in genere male e in modo confuso. Bisogna avere studitao semiotica e narratologia per sapere insegnare lo story telling. E magari, come me avere pure scritto qualche romanzo, qualche spot pubblicitario e qualche trasmissione televisiva basata sulla fiction.
  • Emozioni al lavoro: come usarle per vendere Le emozioni sono la leva principale dell’azione e spesso i commerciali non sanno bene cosa fare delle proprie e soprattutto di quelle altrui. Posseggo tecniche che, basandosi sulle 5 emozioni di base, indicano semplici manovre per gestire le emozioni in funzione degli obiettivi che abbiamo.
  • Engagement: le 10 pratiche chiave Non è facile ottenere l’engagement delle persone e di solito i fattori che lo determinano sono organizzativi. E’ tuttavia bene conoscere le pratiche utili che, se messe in atto, generano più risultati: niente di trascendentale, pratiche manageriali note ma, come spesso accade, più dette che fatte.
  • Gestione conflitti E’ un grande classico ma anche in questo caso emaptia e modello strategico consentono di fareun paso avanti rispetto alla tradizione. Per cui modelli, tecniche e soprattutto tanta situazionalità da gestire con modelli di processo.
  • Comunicazione per la PMI Spesso le PMI fanno la comunicazione con una certa trascuratezza, non conoscono le basi della teoria della comunicazione e non hanno la minima idea di cosa ha senso fare e non fare, cosicchè si buttano in scelte strategiche poco produttive. Si può fare di gran meglio e in due giorni si può imparare quanto serve.
  • Come assumere le persone giuste (per PMI) Si ingaggia un head hunter? E’ quello che fanno molti, altri invece fanno da sè. Ma vi sono aspetti strategici da non trascurare (chi va bene per noi?), tecniche da padroneggiare (come li identifico?), processi da utilizzar e gestire (e se non va bene?).  Anche in questo caso colmare i gap più importanti aiuta molto a ridurre costi e scelte sbagliate
  • Web marketing , Digital PR, Social media ecc. Con partner consolidati offro formazione sia di base che avanzata su tutto ciò che riguarda la comunicazione web
  • Le mie competenze formative non finiscono qui: ecco una serie di corsi, scelti tra i meno convenzionali, di cui do solo i titoli:
  • Decision making
  • Customer journey lab
  • Motivazione e gestione dei collaboratori
  • Negoziare con succeso
  • Project management nella complessità
  • Il colloquio di valutazione come leva di sviluppo
  • Resilienza: come resistere e non soccombere, come saperlo fare e insegnarlo ad altri.
  • L’ira: come gestirla.
  • Execution: dal dire al fare.
  • Personal branding
  • Capire quando mente.
  • Oltre la resistenza: come dissolvere le resistenze al cambiamento di capi, pari e collaboratori.
  • Flessibilità e proattività
  • Potenza percettiva: vedere (e udire e sentire…) quel che sembra non ci sia
  • Self coaching: fare il coach a se stessi (e agli altri).
  • Le leadership autentica: essere percepiti come degni di fiducia.
  • L’arte dello stratagemma
  • Dai neuroni specchio alla nuova empatia
  • La padronanza di sé: autefficacia e consapevolezza di sé
  • Thinking Lab: l’accelleratore del pensiero gruppale.
  • Strategia: come fare per farla
  • Motivare a secco (senza risorse umane e finanziarie)
  • Comunicare il cambiamento
  • Progettazione partecipata
  • Formazione concreta
  • L’arte di fare domande
  • Il problem setting
  • Problem solving relazionale – tools e processi per modellizzare e risolvere

Infine alcune questioni di livello un po’ superiore, ovvero relative al come fare formazione

  • La formazione nel week end Non è una proposta solo mia ma si può trovare anche sui sacri libri (tra cui HBR): se il training è spesso interesse della persona, e non solo dell’azienda, perché non farne un benefit? L’azienda paga, ma il tempo ce lo mette l’interessato – è uno scambio al 50%. E’ chiaro che richiede un lavoro di negoziazione e comprensione ma a mio avviso ha una fondatezza evidente, esemplificata con una frase che uso spesso in apertura delle aule: “Quello che imparerete vi servirà a fare meglio un sacco di cose importanti e non solo di lavoro”. E non è detto che l’azienda debba pagare: avete presente quante persone si pagano le lezioni di inglese?
  • Misurare la formazione E’ possibile? Io penso di si. Non parlo del ROI, che è abbastanza un’araba fenice, ma più semplicemente di capire se la formazione funziona o no. I sistemi ci sono e sono abbastanza semplici: interviste a chi collabora con le persone, mini 360 e simili, autovalutazione… il tutto su item precisi e a una certa distanza di tempo. Per fare qualcosa di più che non il semplice questionario di gradimento.
  • Social learning con i MOOC E’ possibile fare broadcasting di corsi on line (di solito gratuiti) per fare formazione a costi bassi. Naturalmente però, come sempre con l’e-learning, se si vuole che le persone non facciano solo finta di seguire i corsi, bisogna costruire un processo di responsabilizzazione che prevede classi di studenti governati da teachers interni all’azienda e un progetto aziendale (project work) in cui mettere a frutto gli insegnamenti ricevuti. E’ il primo vero passo verso la learning organization.